Dicono di me - Enrico Del Rosso

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Dicono di me

Il percorso artistico


Il percorso artistico di Enrico Del Rosso è paragonabile alla realizzazione di un gioiello: si comincia dall'oro, rappresentato dalle saldi basi dell'informale internazionale di Emilio Vedova e Afro Basaldella, a cui si aggiungono preziose gemme, come le influenze della raffinata arte cerebrale (e solo apparentemente semplice) di Klee e Mirò, per poi creare un design completamente unico ed originale come del resto è il Comunicazionismo, il movimento artistico fondato dall'artista pordenonese. Un'arte che è dunque un unicum, esattamente come un capolavoro d'oreficeria. Comunicazionismo mette al primo posto il significante rispetto al significato: le opere che l'artista crea assumono una valenza simbolica, sono l'immagine totemica che la mente riesce a leggere, riconoscere e rielaborare per mezzo di un rimando culturale che già possiede. L'osservatore che si sofferma ad osservare le iconiche immagini comunicazioniste riceverà degli stimoli inconsci che lo guideranno nella vera e profonda lettura interpretativa ed esegetica. Un semplice volto femminile che spicca in tutta la sua imperturbabile ed immutabile statica iconicità è frutto di un'approfondita ricerca sul segno, sul colore, sulla forma che Del Rosso ha svolto con lo stesso spirito acutamente sperimentali di un pittore informale o di un espressionista. Chi veicola il messaggio per l'autore è dunque più importante del messaggio stesso e per meglio rendere questo concetto Del Rosso ha fatto ricorso a varie modalità espressive: richiami alle antiche immagini miniate, riferimenti eleganti al Liberty, lo studio e la riproposizione in chiave personale del Pop internazionale fino alla creazione di figure androidi che sembrano venire già dal futuro. L'evoluzione stilistica del Comunicazionismo e di Del Rosso stesso è ancora in atto e - avendo moltissimo materiale a cui ispirarsi - non v'è dubbio che ci saranno ancora delle stimolanti e decisive evoluzioni. Il veicolante è sempre una figura femminile caratterizzata da una postura statica e dallo sguardo sospeso, alle spalle ha uno sfondo a tinta neutra o addirittura dorata - non deve distrarre l'osservatore e deve dare la sensazione che il soggetto sia inserito in un contesto non spaziale - e la sua rappresentazione varia da un colorismo vivo e variegato a una puntinatura tipicamente Pop, sino ad arrivare a una resa quasi extraterrestre con textures digitali generate da appositi programmi di sintesi grafica. In Del Rosso tutto è evoluzione, tutto è studio della forma, lascia ad altri le analisi sulla sostanza. Evoluzione soprattutto tecnica, dove dall'iniziale acrilico su carta si è aggiunta la foglia d'oro con uno strato di vernice per poi - infine - approdare alla grafica computerizzata che permette la modellazione tridimensionale delle figure androidi così care all'artista.
Comprendere innanzitutto il punto di partenza di ogni comunicazione - il soggetto veicolare – è sgombrare il campo da elementi disturbanti, distraenti e distorsivi che farebbero perdere il senso basico di ogni messaggio. Un obbiettivo ambizioso e lodevole che l'arte di Enrico Del Rosso porta avanti con coraggio e determinazione, grazie soprattutto alle sue "Muse silenti" che con il loro multiforme e mutevole sembiante sembrano fermare il tempo e lo spazio per porre all'osservatore una semplice domanda: «Hai capito chi sono?»  (Luca Franzil)


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Anche le creature di Enrico Del Rosso assumono gradevoli forme umane, nello specifico si identificano in figure femminili che - attraverso elementi chiave - vogliono comunicare sensazioni ed emozioni differenti: dal celare a stento una bellezza prorompente ed assorta al tramutarsi in angelo annunziante dall'aria preoccupata. (Luca Franzil)

Enrico Del Rosso mescola surrealismo ed informale con un tocco di classicismo.  (Messagero Veneto 29 settembre 2017)

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L'artista friulano Enrico Del Rosso, nella ricerca di un suo segno personale è giunto alla conclusione che il significante più ovvio è il volto femminile in quanto primo elemento che un bambino riconosce e il primo che disegna, e lo ha assunto come suo oggetto artistico. Di questo volto ha abbandonato ogni riferimento alla realtà ed ha mantenuto solamente la linea che lo delimita e al cui interno ha aggiunto via via la sua narrazione. In questo modo esso è diventato un'icona, una forma in cui racchiudere in modo ordinato il suo messaggio, la sua immagine mentale, creando così il suo stile personale, il suo percorso di ricerca del bello. Le sue opere partono dalla semplicità più assoluta diventando ogni giorno più complesse, per ricercare poi di nuovo la semplicità quasi come una purificazione, espressione della necessità di comunicare la meraviglia del mondo che ci circonda, la poesia, la fantasia di questo creato per alcuni cinico e crudele, per altri miracoloso e splendido. Negli ultimi tempi Del Rosso, dopo un periodo che ha avuto come riferimento la pop art, ha inseguito una linea che cambiava di angolo e di spessore, riportando nello stesso tempo il colore quale elemento costitutivo dell'opera. Da qui al cubismo il passo è breve: la forma si è scomposta per perdere il suo significato realistico e acquisirne uno simbolico. Passando poi attraverso il surrealismo è giunto al recupero dell'uniformità cromatica e il suo percorso si è attualmente rivolto all'arte digitale.  (Galleria ARTtime - Udine)

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Nella mostra WORDS AND WORKS (PAROLE E LAVORI) gli artisti presenti dimostrano, attraverso le opere, con l'aiuto delle proprie tecniche pittoriche e fotografiche, che il loro lavoro comunica, proprio come fossero delle parole scritte o pronunciate.
La parola è, infatti, l’espressione orale o scritta di un’informazione o di un concetto, ovvero la rappresentazione di una idea svolta a mezzo o nel presupposto di un riferimento convenzionale.
Questo significato è facilmente interpretabile anche all’interno di tutte le opere qui presenti che trasmettono informazioni a chi le osserva, senza bisogno di un mediatore (il critico di turno che le dovrebbe spiegare). Dall’altra parte per trasmetterci questo c’è bisogno del lavoro. Il lavoro è l’attività produttiva che implica il dispendio di energie fisiche e intellettuali per raggiungere uno scopo prefissato.
Ogni opera nasconde un lavoro lungo e attento da parte dell’artista, per raggiungere lo scopo della comunicazione.
Quindi lavoro e parole, nel mondo artistico, devono andare di comune accordo. In questa mostra gli artisti hanno saputo mettere assieme i due termini, da farli divenire sinonimi e trasmettitori di messaggi.  (Mara Campaner)


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L'artista si propone al pubblico vicentino con la mostra dal titolo "La semplicità eloquente", presentata dal critico e curatore Giancarlo Bonomo. Enrico Del Rosso, dopo vari studi e attività relative alla fotografia, decide di tornare alla pittura, sentendo il bisogno di comunicare qualcosa che urgeva dentro di lui. L'artista cerca di esprimere qualcosa che nell'immane confusione mediatica valga veramente la pena di essere detto, girando attorno agli stessi simboli, riuscendo, così, a rappresentare ciò che le parole non potevano dire. Esponente del "comunicazionismo", l'artista propone una serie di opere ispirate alla tradizione Pop americana, rivisitate con motivi iconografici che ne esaltano il carattere simbolico. Un ritorno a quella semplificazione rappresentativa che pare contrapporsi ad un mondo dominato da una babele alienante di immagini e parole che invadono la vita quotidiana. (http://www.undo.net/it/mostra/178108)

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Il dialogo è una componente essenziale dell'essere umano nel mondo: a qualsiasi cultura noi vogliamo fare riferimento, dall'Oriente all'Occidente, l'uomo ha bisogno di comunicare qualcosa agli altri. Tutte le opere presenti in mostra create dal genio umano dell'artista sono un io del creatore dell'immagine, che vuole mettersi in relazione con l'osservatore. Diventa necessario, urgente da parte dell'artista, comunicare con tutto quello che lo circonda.
Gli artisti nel passato come nel presente all'interno di questa mostra interpretano e preannunciano il dialogo tra il bello, il buono e il vero, al quale ciascuno di noi aspira quando s'interroga sul senso della vita e sulle scelte dell'amore verso la propria arte. Proprio nell'arte figurativa s'intrecciano percorsi di bellezza sui quali si incamminano generazioni di donne, uomini e bambini affascinati dalle intuizioni che gli artisti hanno saputo cogliere e hanno tentato di rappresentare.
Le creazioni presenti in questa collettiva esprimono un dialogo che valicherà i secoli per giungere all'uomo del futuro: l'arte non si spegne nel gesto momentaneo o in una singola mostra, ma durerà per generazioni e generazioni, di mostra in mostra. In ogni luogo troveremo pittura, scultura e fotografia che si porranno in dialogo con l'ambiente dove verranno ubicate e con gli osservatori che le andranno a visitare. Attraverso le visite, le critiche, le osservazioni da parte dei fruitori che il dialogo verbale verrà messo in moto e daranno vita a situazioni nuove, a nuove interpretazioni e a maturazioni artistiche e professionali. Invece il luogo non fungerà solo da semplice contenitore, ma creerà l'armonia essenziale per poter includere e diventare un dialogo silenzioso, ma indispensabile
per le opere racchiuse al suo interno. Luogo che diventerà dialogo dell'essenza, e dell'assenza di parole verbali.
Il dialogo artistico che diventa fondante di questa mostra è suscitato da tutti gli elementi prima citati, ma anche dalla comunicazione tra opera e opera; ogni artista attraverso la propria arte, il proprio sentimento, permette la comunicazione con le altre opere presenti. Ponendo all'interno diverse tecniche e soggetti, e facendolo riconoscere come unico nel suo genere e nel suo stile. Stile, tecniche, soggetti diversi, realtà quotidiane nuove si pongono in dialogo si confrontano mettendo alla prova artisti, critici, osservatori.
La contemplazione dell'arte è fonte di emozioni per lo spirito, dà nuovi slanci per un dialogo universale, attraverso l'arte impariamo a stare tutti assieme e a confrontarci in pace in armonia. La collettiva è stata creata per racchiudere un pezzo di ciascun artista, e dimostrare la capacità di dialogo pacifico tra tutti coloro che sanno dirci e darci qualcosa in generi che si discostano l'uno dall'altro.   (Mara Campaner)


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L'atmosfera che ci circonda è attorno a noi, viene creata come in questa mostra dai 25 artisti presenti e da questi veniamo influenzati, proprio come è successo a me nella scelta delle opere che potrete vedere all'interno del catalogo. L'atmosfera è qualcosa di inatteso, che ti sconcerta quando la vedi e la trovi all'interno di un pezzo artistico, sia nella pittura che nella scultura e fotografia; ci cattura dall'esterno per portarci sempre più verso profondità del soggetto rappresentato.
Attraverso l'autorevolezza del gesto artistico, e quindi dell'atmosfera che vi si crea, ci impone di sentire le cose al modo dell'artista, ci fa entrare e impone le cose a modo suo, imprimendo il proprio gusto personale. In alcune opere presenti l'autore è consapevole di quello che va a generare, altre volte il gesto è inconsapevole e ci crea un velo di apparenza, dando un senso misterico all'ambiente.
Il curatore, il critico e l'osservatore si trovano a subire l'atmosfera creata, che non può non lasciarsi catturare dall'immagine e rimanerne avvolto: difficile è sfuggire a questo forte impatto visivo. Ci si trova avvolti come da una luminosità o da una nebbiolina, da colori vivacissimi o da candide cromie, dal gesto materico o dal lieve tocco del pennello.
Il tema dell'atmosfera tocca perfettamente l'arte contemporanea, dove viene messo in gioco l'aspetto visivo, ma anche l'aspetto corporeo ed olfattivo; l'opera ci deve coinvolgere pienamente e non lasciarci a metà a strada. Dall'altra parte l'osservatore deve essere pronto a lasciarsi coinvolgere e a ricevere ciò che questa comunica. L'opera mi deve prendere nell'ambito psicofisico, mi deve trasportare nel mondo dell'artista, appunto nell'atmosfera che è il tema di questa mostra.
L'opera d'arte diventa l'accrescimento, l'intensificazione degli inviti che ci vengono da tutte le cose, un piatto di pasta invita chi ha fame a mangiare, un quadro, una scultura o una fotografia invitano chi le contempla, le tocca e ne sente l'influenza a entrare nello stato d'animo dell'artista, cioè nell'atmosfera che irradia nel proprio spazio circostante e la cui efficacia dipende dal grado di coinvolgimento che esercita sul corpo vivente del fruitore.
E' interessante come l'estetica atmosferica dell'opera d'arte si occupa di come l'opera d'arte possa comunicare la sua presenza nello spazio ambientale della sua fruizione o di come sia possibile produrre opere d'arte la cui esplicita finalità non sia quella di “significare”, ma quella della creazione di determinate situazioni atmosferiche.(Gernot Böhme)
Il gusto, il tatto, l'ascolto, la visione, l'odore sono i cinque sensi su cui la collettiva fonda i suoi valori. (Mara Campaner)
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Rassegna Stampa 2015 X Edizione
Una selezione delle uscite stampa ad oggi.


Rassegna Stampa X Florence Biennale 2015

Rassegna Video X Florence Biennale 2015




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Ottologica - Collettiva sul giocattolo
Dal sito di exfabbricadellebambole

Il giocattolo

Il bambino, che allo svezzamento esperisce la frustrazione di una perdita, in causa del desiderio fissa nel fantasma uno stato gestatorio che induce l’atto sostitutivo prossimo alla vena creativa; quel che si produce è un elenco di gadget che riappare nell’immaginario collettivo come repertorio di oggetti che, dalla bambola al trenino, ecc, tornano creativamente rimaneggiati e ricondotti all’oggetto ideale.
Ora, se si ammette che lo stress è il tratto iniziale dell’economia psichica umana, e il giocattolo il suo antidoto, la sua traslazione ludica mantiene l’estro creativo che non solo appaga una nostalgia, ma è lo stupefacente che, assegnando all’opera il carico sostitutivo dell’oggetto ideale (perduto e ritrovato), nella stessa misura in cui sovradetermina il fantasma insito nell'uomo, lo enfatizza nella sua idealità euforica. (Gustavo Bonora)
Partendo da tali presupposti e citando altre fonti:
"L’Arte non è dunque sintomatica: ciò che Freud considera Arte (…) trova uno spazio nella società ed è riconosciuto da essa. (…) è una via costruttiva per tornare alla realtà, è una “reizzazione” dei desideri tramite la quale l’artista «ottiene per mezzo della fantasia, ciò che prima aveva ottenuto solo nella fantasia» riflessioni sul pensiero di Freud sul gioco...
"Data la tendenza istintiva dei mammiferi a giocare con gli oggetti, non stupisce che l'uomo, fin dall'antichità, si sia cimentato nella produzione e nel concepimento di oggetti specificatamente pensati a questo scopo. Molti dei giocattoli che sono stati rinvenuti nei siti archeologici sono di tipo "classico", che anche i bambini dell'epoca moderna ancora utilizzano (bambole, soldatini, e così via); l'evoluzione dei giochi, infatti, per lo meno rispetto alla varietà delle tipologie, è stata relativamente lenta per gran parte della storia dell'uomo. A partire dagli inizi del XX secolo, in concomitanza con l'impressionante sviluppo tecnico industriale del pianeta, questo stato di cose è mutato radicalmente, con l'introduzione della progettazione e produzione industriale e tecnologica dei giocattoli. Oggi però, grazie alla fama che nei secoli ha ottenuto il giocattolo, si pratica anche il collezionismo dei giocattoli, un fenomeno che però non coinvolge (solo) i bambini ma spesso interessa gli adulti."

La collettiva “Otto logica” – anagramma di giocattolo – vuole mettere a confronto vari artisti che, come libera espressione tecnica e creativa, usano o riusano, il giocattolo in modo strumentale e poetico, anche come momento di riflessione proprio sotto le feste natalizie in cui, la pubblicità bombarda adulti e piccini, agli acquisti e al consumismo. Quale periodo migliore per riesplorare in modo differente la fantasia, il giocattolo e il gioco che non ora? E in quale location migliore se non exfabbricadellebambole che nasce da uno spazio che vedeva negli anni passati la Mattel casa produttrice della Barbie, Big Jim, case di bambole e giochi da tavolo?
Dal 3 Dicembre 2013 fino al 9 Gennaio 2014.
La mostra collettiva Ottologica-anagramma di giocattolo - presenterà artisti che, come libera espressione tecnica e creativa, usano e riusano il giocattolo in modo strumentale e poetico.

Ottologica rielabora il giocattolo anche nell’ottica di proporre un momento di riflessione nel periodo delle feste natalizie, in cui la pubblicità bombarda adulti e piccini spingendoli agli acquisti e al consumismo. Quale periodo migliore per ri-esplorare in modo differente la fantasia, il giocattolo e il gioco che non questo? E in quale location migliore se non exfabbricadellebambole, che nasce da uno spazio che era precedentemente della Mattel, casa produttrice della Barbie, Big Jim, case di bambole e giochi da tavolo?


Paola Barlassina
Gustavo Bonora
Gianna Bucelli
Raffaele Castiglioni
Claudia Emanuela Coppola
Enrico Del Rosso
Nevia Gregorovich
Lia Mariani
Silvia Menicagli
Marianna Merler
Maria Mulas
Annalisa Ramondino
gaby ramsperger
Anna Chiara Stinchi
Patrizia Zara

La nostra associazione aderirà con 3 suoi artisti (Enrico Del Rosso, Gustavo Bonora, Patrizia Zara) all’iniziativa artistica e culturale in difesa dell’ambiente (come da proprio statuto) “La Grande nonna Quercia” sostenuta da: Licia Colò, Omar Pedrini, Tessa Gelisio, Fulco Pratesi, Modena City Ramblers, Luca Mercalli, Julia Hill, Linus e Il FAI che l’ha scelta come uno dei “Luoghi del cuore” da proteggere. (http://www.exfabbricadellebambole.com/)


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E’ difficile definire lo “spazio”. Ma noi abbiamo chiesto a quattro dei nostri artisti di interpretarlo e di trovare un filo conduttore attraverso la creatività e l’immaginazione.
Il risultato è interessante perché vi sono confluite, diverse interpretazioni soggettive, come ad esempio il “Cosmo”. Ci è quindi sembrato appropriato rappresentarlo con il film “La voce della Luna” del grande Maestro Federico Fellini e con il sogno dell’uomo di volare e di scoprire nuovi pianeti di Luigi Pizzimenti. Egli infatti ha trasformato la curiosità che aveva fin da piccolo in una seria e articolata professione di divulgatore della ricerca astronautica, divenendo amico e testimone degli astronauti che hanno messo, per primi, il piede sulla Luna, nella prima Missione Apollo nel 1969.
Questo invito non è a un semplice Vernissage ma ad un articolato evento, un contenitore modulare, come un veicolo astronautico, in cui l’arte, il cinema, i libri, i racconti, le testimonianze e anche i modellini ci porteranno in mondi lontani, dove la fantasia, l’immaginazione, i sogni possono diventare realtà. (http://www.exfabbricadellebambole.com/)

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Proiezione del film di Federico Fellini
“LA VOCE DELLA LUNA”
Presso exfabbricadellebambole, nel contesto della collettiva degli artisti che si sono ispirati al film e hanno interpretato lo Spazio Cosmico, Filosofico, Immaginario, Artistico, Interiore e Metafisico la collettiva di:
Enrico Del Rosso
Gianna Buccelli
Gustavo Bonora
Patrizia Zara

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Sabato 21 settembre 2013 il Maestro ENNIO CALABRIA
ha aperto i lavori della Quarta edizione del Concorso "IlGiocattolo" 2013
nello storico Palazzo Rospigliosi di Zagarolo

Le cinquanta opere esposte sono state illustrate singolarmente dagli stessi autori che poi, con l'emozione dei momenti unici, hanno ascoltato i commenti del Maestro Calabria.
L'opportunità dell'incontro con il Maestro ha attirato artisti dalla Francia, dalla Spagna, dalla Germania, dall'El Salvador, dalla Russia, dal Nord e dal Sud dell'Italia.

La premiazione
Su giudizio del Maestro Calabria i lavori presentati hanno degnamente risposto alla eleganza degli spazi espositivi nel cinquecentesco Palazzo Rospigliosi e in particolare tra gli altri anche molti giovani sono stati segnalati per l’elevato livello professionale mostrato.........
Grande apprezzamento la Commissione ha rivolto agli artisti che, seppure non premiati, resteranno all’attenzione della Direzione Arti Visive che ha organizzato e curato la manifestazione.
La Commissione sotto la guida del Maestro Calabria comunica la sua scelta, voluta per sottolineare come l’arte si faccia spesso portavoce di sensazioni e di cambiamenti che l’uomo ricerca nella nuova scoperta di sé, lasciandosi alle spalle con lo spirito innovativo che lo caratterizza, tutto ciò in cui per tradizione ha creduto e sognato.............
Il verdetto ha ricercato con forza la volontà di sottolineare come l'intervento concettuale, che il tema del giocattolo porta in sé da sempre, ci ha consentito e ci consente di svelare quella parte della nostra mente di cui non abbiamo piena contezza. Brecht diceva che l'arte è un gioco, ma un gioco serio. Il gioco è tra l'altro la capacità di ricostruire fuori dalla norma una posizione psichica in grado di cogliere la sostanza delle cose. E' la capacità di evidenziare i grandi mutamenti che rendono ormai esauriti quei codici cui fino ad oggi abbiamo fatto riferimento. Giungere quindi al senso del quadro che prescinde da caratteristiche puramente estetiche e devianti per portare al suo valore intrinseco. Una scelta culturale insomma, una coscienza dell'arte cui gradualmente arriviamo per immaginare una forma diversa dal passato. La Commissione del IV° Premio Internazionale d’Arte a Tema di Zagarolo “Il Giocattolo” ha infatti ritenuto di voler intervenire con tali criteri guida e con ampiezza di giudizio per mostrare come nell’arte la riflessione e l’esternazione possano a volte prendere le sembianze di un rimedio. (http://studiozerogalleryitalia.blogspot.it/2013/09/normal-0-14-false-false-false-it-x-none.html)

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L'arte di Enrico Del Rosso, nato a Trieste nel 1967, elegge la figura femminile come forma del sublime, trascendendo il contenuto soggettivo del ritratto e assumendo lo schema bizantino dell'icona.Tutto questo è visibile oggi presso l'Exfabbricadellebambole di Milano, in una personale che durerà fino al 15 marzo 2013.- Lo stereotipo della donna è quello senza lineamenti che sospende l'investimento affettivo fino allo stupore ipnotico col il sorprendente risultato di un grande pathos a carico dello spettatore: il dato non è più a carico della significazione soggettiva ma diviene denominatore del desiderio dell'Altro - Queste le parole di Gustavo Bonora per raccontare e descrivere l'arte di Del Rosso, che nel corso degli anni e delle sue sperimentazioni ha affrontato la pittura informale e l'espressionismo per arrivare infine al figurativo. (http://www.mondorosashokking.com/La-Sbirciatina/La-nuova-personale-di-Enrico-Del-Rosso/)

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Giorni del Femminile: opere di Enrico Del Rosso

exfabbricadellebambole inaugura "Giorni del Femminile" con la mostra di Enrico Del Rosso, due mesi di iniziative dedicate alla donna e al suo imprescindibile ruolo socioculturale. Vernissage mart. 15 - ore 18,30
Enrico Del Rosso
Il realismo cui si richiama l’opera di Del Rosso si attiene alla convenzione della Neofigurazione postmoderna (Botero, Velasco, ecc.): sospende il vero rimpiazzandolo con il reale dell’icona. Del Rosso, per eleggere la donna a immagine sublime, trascende il contenuto soggettivo del ritratto e, assume lo schema bizantino dell’icona: lo stereotipo senza lineamenti che, nell’attenersi alla purezza del paradigma subliminale, sospende l’investimento affettivo fino allo stupore ipnotico, con il risultato - felicemente paradossale - di mettere il pathos a carico del guardante: il dato non è più a carico della significazione soggettiva ma, caricato di un certo enigma, diviene il denominatore del desiderio dell’Altro. (Gustavo Bonora) (http://www.exfabbricadellebambole.com/archivio-2011-12/)

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Arte
Enrico Del Rosso. Femminile
di Rosella Ghezzi - Ultimo aggiornamento: 20/03/2013
Descrizione: Serie di ritratti femminili realizzati con schemi iconografici fissi e frontali che richiamano le icone bizantine.

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Femminile. La mostra inaugura due mesi di iniziative dedicate alla donna. In esposizione alcuni quadri realisti, l'opera di Del Rosso infatti si attiene alla convenzione della Neofigurazione postmoderna.
exfabbricadellebambole inaugura con la mostra di Enrico Del Rosso, FEMMINILE, due mesi di iniziative dedicate alla donna e al suo imprescindibile ruolo socioculturale.
Enrico Del Rosso
Il realismo cui si richiama l’opera di Del Rosso si attiene alla convenzione della Neofigurazione postmoderna (Botero, Velasco, ecc.): sospende il vero rimpiazzandolo con il reale dell’icona. Del Rosso, per eleggere la donna a immagine sublime, trascende il contenuto soggettivo del ritratto e, assume lo schema bizantino dell’icona: lo stereotipo senza lineamenti che, nell’attenersi alla purezza del paradigma subliminale, sospende l’investimento affettivo fino allo stupore ipnotico, con il risultato - felicemente paradossale - di mettere il pathos a carico del guardante: il dato non è più a carico della significazione soggettiva ma, caricato di un certo enigma, diviene il denominatore del desiderio dell’Altro. (Gustavo Bonora) (http://undo.net/it/conferenza/154297)

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L'immagine-visione di Maria rappresentata da E. Del Rosso rivela come l'artista abbia la più alta considerazione della Donna, in netto contrasto con la concezione di usuale contemporaneità. Fra il sacro e l'ironia del profano, l'artista, esordiente, fa un'elegia moderna alla donna in modo assolutamente originale. La Repubblica ne mostra un'esauriente Gallery nel suo sito virtuale: (http://www.corriereinformazione.it/2011102514594/comunicati-stampa/approfondimenti/comunicazionismo-mariano.html)


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“Comunicazionismo mariano”, l'arte racconta l'immagine-visione di Maria
L'exfabbricadellebambole …. presenta ….. la mostra “Comunicazionismo mariano”di Enrico Del Rosso. L'artista affronta col linguaggio da lui definito “comunicazionismo” un tema religioso che nei secoli ha impegnato i capiscuola della classicità: l'icona mariana. Raccontata con un occhio ai classici e l'altro alle tematiche dei giorni nostri.(http://milano.repubblica.it/cronaca/2011/10/24/foto/_comunicazionismo_mariano_l_arte_racconta_l_immagine-visione_di_maria-23777301/1/)

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In mostra le ultime opere di Enrico Del Rosso. L'artista affronta col linguaggio da lui definito "comunicazionismo" un tema religioso che nei secoli ha impegnato i capiscuola della classicità: l'icona Mariana. L'immagine-visione di Maria rappresentata da Enrico Del Rosso rivela come l'artista abbia la più alta considerazione della Donna, in netto contrasto con la concezione di usuale contemporaneità.
Comunicazionismo
non è alchimistica e sofisticata informazione
ma il discernimento del caos

Il comunicazionismo individua dell’informazione all’interno di una sfera spirituale, filosofica, riconosce il limite della scienza nello spiegare la nostra relazione interpersonale e ci viene in aiuto esplicando quello che è il discernimento del caos.
Se con la scienza possiamo catalogare ciò che conosciamo, con il comunicazionismo possiamo comprendere ciò che ci resta da riconoscere. (http://www.artribune.com/dettaglio/?type=event&id=4955)

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Da mercoledì 26 ottobre 2011
a lunedì 28 novembre 2011
Comunicazionismo Mariano
Mostra personale di Enrico Del Rosso un artista singolare che fra il sacro e il profano ci regale un'elegia alla Donna e di cui il quotidiano La Repubblica offre, oggi, sul suo sito internet una Gallery interessante: http://milano.repubblica.it/cronaca/2011/10/24/...

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Enrico Del Rosso Rivisitazioni dell' immagine della Madonna con forme stilizzate e stesure piatte di colore. (http://archiviostorico.corriere.it/2011/ottobre/26/MOSTRE_vm_0_111026070.shtml)


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L’Art dans le Tarot, le Tarot dans l’Art – Goumanyat, Paris: Exposition éphémère en association avec exfabbricadellebambole

Vingt-deux cartes illustrées, inventées en Italie à la fin du XIVème siècle, fondées sur des allégories ou “signes” qu’on déchiffre comme des présages d’après des combinaisons liées notamment à l’astrologie. La tradition de la divination remonte aux sciences occultes d’origine néoplatonique, très répandues dans la période hellenistique, puis reprises aux XIXème et XXème siècles. Un ensemble de systèmes reposant sur des doctrines d’un niveau assez peu populaire, puisqu’elles exprimaient une culture et une spiritualité élevée. Parmi les savants modernes, ce sont surtout les psychologues qui s’adonnent à des interprétations gnoséologiques : on peut citer le discours sur l’alchimie de Carl Gustav Jung, dont les traits sont modélés d’après les enseignements des cultes ésotériques. Pour nous, ces cartes sont vingt-deux images qui ont été créés par des artistes – maîtres ou apprentis – interprétant chacun son atout dans una pleine liberté. Gustavo Bonora

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All’Exfabbricadellebambole, Milano, via Dionigi Bussola 6, (CLICCA QUI:MAPPA),Venerdì 23 settembre ore 18.30, vernissage de L’ARTE nei TAROCCHI, i TAROCCHI nell’ARTE. Milano Arte Expo sottolinea la presenza, tra i numerosi partecipanti alla collettiva, di indiscutibili maestri della pittura italiana dagli anni sessanta ad oggi come Attilio Forgioli e Mino Ceretti. A raccontare l’origine del progetto e l’importanza del confronto con le figure storiche dei Tarocchi è Gustavo Bonora (artista di rilievo – a sua volta: la storia lo rapporta alla milanesissima Galleria Solferino, diretta da Giovanna Fabre Repetto, presso la quale Bonora incontrava Mino Ceretti, Alik Cavaliere, Davide Benati… e dove, fino agli anni Ottanta, oltre a numerose collettive, ha esposto in diverse personali ben recensite da Emilio Tadini, Flavio Caroli, Mario Perazzi, per fare solo qualche nome).
Bonora scrive: “Ventidue carte figurate, inventate in Italia nel tardo Trecento, basate su allegorie o “segni” che vengono interpretati quali auspici secondo le varie combinatorie configurali legate anche all’astrologia. La tradizione divinatoria risale alle scienze occulte di origine neoplatonica affermatesi in periodo ellenistico, che riappare negli apparati concettuali ottocenteschi e riconfermati nel Novecento. Un coacervo di sistemi che si avvaleva di un apparato dottrinale di livello tutt’altro che popolare, bensì espressione di elevata cultura e spiritualità. Tra gli studiosi moderni, soprattutto gli psicologi, ci si avvale di canoni interpretativi gnoseologici, si pensi al discorso di G. Jung sull’alchimia, i cui lineamenti sono per lo più riferiti alla tradizione dotta dei culti esoterici. Per noi sono ventidue figure che, fra maestri ed esordienti, coinvolgono ventidue artisti i quali interpretano ciascuno un Arcano in tutta libertà espressiva.”

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Ventidue carte figurate, inventate in Italia nel tardo Trecento, basate su allegorie o “segni” che vengono interpretati quali auspici secondo le varie combinatorie configurali legate anche all’astrologia. La tradizione divinatoria risale alle scienze occulte di origine neoplatonica affermatesi in periodo ellenistico, che riappare negli apparati concettuali ottocenteschi e riconfermati nel Novecento. Un coacervo di sistemi che si avvaleva di un apparato dottrinale di livello tutt’altro che popolare, bensì espressione di elevata cultura e spiritualità. Tra gli studiosi moderni, soprattutto gli psicologi, ci si avvale di canoni interpretativi gnoseologici, si pensi al discorso di G. Jung sull’alchimia, i cui lineamenti sono per lo più riferiti alla tradizione dotta dei culti esoterici.
Per noi sono ventidue figure che, fra maestri ed esordienti, coinvolgono ventidue artisti i quali interpretano ciascuno un Arcano in tutta libertà espressiva. (Gustavo Bonora)
TAROCCHI – Arcani Maggiori
- Il Matto (Tatjana Todorovic)
- Il Bagatto (o il Mago) (Andrea Taddei)
- La Papessa (o La Sacerdotessa) (Enrico Del Rosso)
- L’Imperatrice (Paola Barlassina)
- L’Imperatore (Coca Frigerio)
- Il Papa (Tania Venturi)
- L’Innamorato (o Gli Amanti) – (Annabel Adler)
- Il Carro (Alessandra Cirillo)
- La Giustizia (Raffale Castiglioni)
- L’Eremita (o il Saggio) – (Paola Barlassina)
- La Ruota ( Flavio Garavaglia)
- La Forza (Andrea Finizio)
- L’Appeso (o l’Impiccato) (Attilio Forgioli)
- La Morte (Mino Ceretti)
- La Temperanza (LeoNilde Carabba)
- Il Diavolo (Clarice Zdanski)
- La Torre (Attilio Forgioli)
- Le Stelle (Vanna chiarion)
- La Luna (Bettina Ruchti)
- Il Sole (Patrizia Zara)
- Il Giudizio (Raffaele Castiglioni)
- Il Mondo (Gustavo Bonora)

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"L'Arte nei Tarocchi - I Tarocchi nell'Arte" - Eventi, Foto e Riflessioni
Venerdì scorso è iniziata la mostra collettiva "L'Arte nei Tarocchi - I Tarocchi nell'Arte". Al vernissage la gente era tanta, così come era tanta l'emozione di partecipare per la prima volta ad una collettiva importante. Non posso dare un parere oggettivo sulle opere, essendoci dentro, ma di pareri ne son volati eccome! Indimenticabili le facce da "non c'è storia, io so 'er mejo".
Entrando non ci si ritrova di fronte una serie di opere dallo stile omogeneo, tutt'altro. Difficile stabilire se questo sia un fattore positivo o meno, ha i suoi pro e i suoi contro, come tutte le cose. Se è vero che l'eterogeneità premia le differenze, parla linguaggi diversi riuscendo a comunicare con un ampio numero di persone, propone tante facce del panorama artistico contemporaneo e si risparmia una facciata fintamente elitaria, è anche vero che ostacola la possibilità di entrare in un mood specifico, di gustare un'atmosfera surrealista, piuttosto che astratta, piuttosto che. Ma soprattutto, trattandosi comunque di mercato, l'eterogeneità smorza il metro di paragone tra le opere svalutando qualunque criterio di valutazione.
Io stesso non so rispondermi... Probabilmente è nella natura della mostra collettiva proporre un minestrone di stili, ma questo aiuta o complica la vendita?
Che poi, in fondo non è tanto lo stile, non è tanto il merito... è la crisi, è l'Italia.
Ho visto più volte mostre collettive sconclusionate, una indimenticabile l'anno scorso alla Fabbrica Borroni di Bollate, si chiamava "Archiviarti". Si differenzia, invece, "L'Arte nei Tarocchi - I Tarocchi nell'Arte" perché un filo conduttore esiste, è il tema. Anche se gli stili son diversi, tutte le opere hanno un denominatore comune, fanno parte dello stesso universo: i Tarocchi. Anzi, forse in questo caso è addirittura più interessante così, perché emerge come ciascuno possa prediligere un tipo di raffigurazione piuttosto che un altro rispetto alla suggestione di partenza.
La mostra durerà ancora fino al 21 ottobre, potete andarci e farvi un'idea di persona. Intanto...(http://missionearte.blogspot.com/2011_09_01_archive.html)

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Exfabbricadellebambole, a Milano in via Dionigi Bussola 6, è spazio espositivo per mostre, corsi, seminari, laboratori d’arte, cultura, psicanalisi, letteratura, poesia, design, moda e altro ancora. In occasione della mostra collettiva “L’Arte nei Tarocchi – I Tarocchi nell’arte“, artisti affermati faranno da tutor a giovani ed esordienti presentando un’opera liberamente ispirata agli Arcani Maggiori del Tarocchi. La mostra si terrà dal 23 Settembre al 21 Ottobre ed è prevista la pubblicazione (a tiratura numerata e limitata) di un cofanetto di Tarocchi d’Artista.
Durante l’esposizione saranno organizzatri incontri sul tema “Tarocchi: Origine, Storia, Simbolismo e Arte” che vedranno la partecipazione di Manuela Pompas (giornalista e fondatrice di Karma Institute); Andrea Vitali (filologo e presidente di Le Tarot Assoc. Culturale); Giovanni Sias (psicoanalista lacaniano); Giorgio Koan (esperto d’Arte Contemporanea); Gustavo Bonora (psicoanalista e pittore).

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..... un cofanetto limitato e numerato (da 1 a 100) da acquistare solo su prenotazione delle carte di Tarocchi illustrati dagli artisti.
Inoltre, una piccola serie (extra) dei medesimi mazzi di carte numerati da 1 a 10 in numeri (http://www.golfpeople.eu/?p=20868)


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Triestino di nascita subisce in modo evidente l’influenza della cultura mitteleuropea di una città che per secoli ha convissuto con numerose minoranze etniche e religiose. E l’inevitabile apertura verso apporti e fermenti diversi favorisce il cosmopolitismo di Del Rosso, offrendogli una vastità di orizzonti e riferimenti che segnano il suo linguaggio. Un linguaggio ricco di contenuti sociali e di teatrale testimonianza della realtà, una propensione ad esasperare il lato emotivo di quest’ultima, pur mantenendo una natura e quindi uno stile misurato, ordinato, preciso, quello del suo riquadro all’interno del foglio. L’intenzione sembra quella di riscoprire il dato comunicativo nell'arte. Un’arte talvolta ironica e costantemente provocatoria. Dall’espressionismo astratto all’iperrealismo, dal concettualismo al surrealismo fino a diventare una forma sconosciuta che gradualmente si trasforma, trovando la direzione della cultura mondiale moderna: la cultura mediatica, in cui immaginario mediale e immaginario sociale tendono quasi a coincidere.
Jean Baudrillard, filosofo e sociologo francese di formazione tedesca, convinto sostenitore della teoria dei simulacri, dichiarò che nella società mediatica e consumistica le persone sono catturate dalle attività delle immagini e hanno sempre meno relazioni con una ‘realtà esterna, al punto che i concetti stessi di sociale, o addirittura di ‘realtà non sembrano più avere nessun significato. Utilizzò il termine iperrealtà per descrivere l'immersione dell'uomo contemporaneo in una dimensione in cui le immagini mediatiche perdono il contatto con la realtà e diventano simulacri di essa.
In questo mondo postmoderno in cui gli individui fuggono dal “deserto del reale” per provare le estasi dell’ iperrealtà e del nuovo regno dei computer, dei media e dell’esperienza tecnologica, Del Rosso è protagonista. Ammaliato e conquistato da questo mondo dell’iperreale, dagli strumenti mediatici e dalle nuove tecnologie, si serve della pittura, delle sue carte, per sfruttare gli strumenti comunicativi, fino a teorizzare un concetto di comunicazione dove “l’Altro è sublimato nel Web come se il virtuale elettronico fosse vero e il reale fosse effimero.” Tale impegno concettuale che lo porta a mettere alla prova le barriere significanti, viene da lui denominato Comunicazionismo.
Quindi troviamo un continuo rimando tra segni differenti, immagini variopinte, che non simboleggiano più una realtà sociale, ma si riferiscono a sé stesse, al punto da creare loro stesse la realtà, una «iperrealtà», che si colloca al di là della distinzione tra reale e immaginario. (Giulia Santi) (http://www.ioarte.org/eventi/Mostre/Beauty-of-universe-fuori-salone-del-mobile/)

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Nel cuore di Milano, a pochi passi da Corso Sempione e dall´Arco della Pace, nasce Action Space: un temporary showroom concepito per ospitare presentazioni, mostre, workshop, incontri aziendali e culturali, all´interno di uno spazio riservato ai progettisti e a tutto quello che gravita attorno al “sistema Architettura”, innanzitutto, nonché alla cultura a 360 gradi.
In occasione del Salone del Mobile, presso Action Space, il 13 aprile 2011 è stata presentata dall’associazione culturale di Milano exfabbricadellebambole la mostra personale di Enrico del Rosso.

Artista esordiente, proveniente da Pordenone e evidentemente influenzato dalla cultura mitteleuropea, Enrico del Rosso, dopo il successo delle due mostre dello scorso anno, torna ad esporre a Milano, ripresentandosi con una nuova serie di opere su carta, bianca o da pacco, che sfuggono dall’arido deserto del mondo reale (e banale a detta di Del Rosso) e si tuffano nell’universo dei media, della tecnologia, della ricchezza e della donna.

Le opere di Del Rosso benché si presentino su carta leggera e siano attaccate, volutamente, con un filo di scotch alle pareti racchiudono tutti i riferimenti che ammaliano l’uomo contemporaneo: tutto è, infatti, un continuo rimando tra segni e immagini variopinte che descrivono il reale senza, però, esserlo. Esemplificative, esposte nelle pareti del soppalco, sono le carte che rappresentano le banconote, queste nella loro realizzazioni sono praticamente perfette e identiche alle originali, cambiano solo le figure che, non sono più di presidenti o personaggi importanti, e diventano figure di donne che sembrano vivere all’interno di questi soldi giganteschi. Nelle opere di Del Rosso, la costante è questo continuo scambio tra verità e finzione, realtà e sogno.

Questa particolare e divertente mostra è rimasta ospite dello spazio per una settimana, concludendosi poi con una piccola festa a cui hanno partecipato tutti i collaboratori di Arte Shop. (http://www.actiongroupeditore.com/rivista.asp page=1&id=23&id_speciale=&gruppo=ACTION GROUP&funzione=archivio)

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In occasione del Fuorisalone, exfabbricadellebambole organizza la personale di Enrico Del Rosso. L'autore, dopo il successo delle due mostre precedenti a Milano dello scorso anno, si ripresenta con una nuova serie di opere su carta che Giulia Santi, curatrice, descrive così: "In questo mondo postmoderno in cui gli individui fuggono dal "deserto del reale" per provare le estasi dell' iperrealtà e del nuovo regno dei computer, dei media e dell'esperienza tecnologica, Del Rosso è protagonista. Ammaliato e conquistato da questo mondo dell'iperreale, dagli strumenti mediatici e dalle nuove tecnologie, si serve della pittura, delle sue carte, per sfruttare gli strumenti comunicativi, fino a teorizzare un concetto di comunicazione dove "l'Altro è sublimato nel Web come se il virtuale elettronico fosse vero e il reale fosse effimero." Tale impegno concettuale, che lo porta a mettere alla prova le barriere significanti, viene da lui denominato Comunicazionismo. Quindi troviamo un continuo rimando tra segni differenti, immagini variopinte, che non simboleggiano più una realtà sociale, ma si riferiscono a sé stesse, al punto da creare loro stesse la realtà, una «iperrealtà», che si colloca al di là della distinzione tra reale e immaginario." (Giulia Santi).

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In occasione del FuoriSalone, l’Associazione exfabbricadellebambole organizza la mostra personale di Enrico Del Rosso. L’artista vive e lavora in assoluto apartheid nei paraggi di Pordenone; dipinge, ma preferisce apparire sul web.
È il teorico del Comunicazionismo, un concetto di comunicazione dove l’Altro è sublimato nel web, come se il virtuale elettronico fosse vero e il reale fosse effimero, denominato. (http://www.actiongroupeditore.com/public/info_54.pdf)

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Personale di Enrico Del Rosso un giovane artista, seguito da exfabbricadellebambole, espone in via Londonio 22 Milano. Una serie di carte dipinte con la filosofia del "poster" in cui un universo femminile si mostra con ironia quasi a voler uscire dal supporto per intrattenersi con chi guarda. Dipinti giocosi, divertenti, coloratissimi con tecniche miste in cui non manca l'oro per dare preziosità non solo al dipinto ma anche al messaggio che, l'artista, definisce "comunicazionismo" come appunto al frastuono comunicativo in cui vale la "visibilità", spesso, a discapito del contenuto. (http://fuorisalone.it/2011/presses/index/pages/3
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Io canto il canto di me stesso, urla Witman nella sua prima lettura pubblica. Si presenta così con tutta l’ambizione del poeta, la sua unicità, l’eternità che incarna. Esibisce il suo esibizionismo ed è subito un successo perché chi ascolta nasconde gli stessi desideri, chi ascolta partecipa e diviene esso stesso artista. Anche l’Enrico ci prova. Raccoglie tutto il suo coraggio, si libera di tutti i condizionamenti dell’epoca e spicca il volo, cerca la verità del se stesso che lo incatena all’opera, cerca qualcosa che non trova là fuori che ha ha visto con la coda dell’occhio dentro di sé. (Presentazione di M. Coviello)

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Rieccoci finalmente!
Come non parlare a questo punto della tanto attesa e sospirata mostra di
Enrico Del Rosso promossa dalla Exfabbricadellebambole?
Partiamo dalla location.
Arrivare all'Officina Coviello dopo essere passati dalla glacialità della Galleria Santerasmo è un'esperienza che già da sola merita di essere vissuta. Tanto era fredda e asettica la galleria, tanto è accogliente questo piccolo spazio. Si tratta di una casa, forse un atelier. Divani e poltrone sono un po' dappertutto. La musica di sottofondo crea una piacevole atmosfera. Il tavolino con piatti, bicchieri, torta dolce e salata, bibite e vino è sempre un piacere per gli occhi e lo stomaco. L'atmosfera è familiare, quasi conviviale. C'è un po' di gente che chiacchiera informalmente. Ottimo.
Le opere.
Appena entrati, si prova un effetto un po' straniante, sicuramente non si tratta di opere che si vedono tutti i giorni. L'assenza di cornici fisiche, i fogli di carta e i segni a matita sono un tuffo al cuore e una rivelazione! Queste donne a due dimensioni sembrano quasi essere dipinte sul muro... Devo dire che incuriosiscono abbastanza. Non sono il nostro genere, ma comunicano. Superato il primo momento di perplessità, l'effetto d'insieme è gradevole. Sicuramente Del Rosso ha una chiara intenzione comunicativa, è evidente che abbia qualcosa da dire e che lo faccia alla sua maniera. (http://missionearte.blogspot.it/2010/10/amaci-pt-2.html)
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Enrico Del Rosso, giovane pittore diplomato all’Accademia di Bologna
che , seppure descrittivo, tende all’arte concettuale e definisce il
suo lavoro come Comunicazionista. (Il Giornale-21 Febbraio 2010- (Milano-pag.52)

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Del Rosso è una presenza forte che non va descritta, io lo assumo emotivamente perché, anche ricondotto a un certo neoespressionismo, si sottrae a qualsiasi cifratura convenzionale, vada per lui la sfida comunicazionista; ricondurre i suoi fantasmi alla sfera onirica è l’ovvietà che non lo spiega. (Gustavo Bonora - exfabbricadellebambole) (Corriere della sera - 3 marzo 2010)
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